Dear me, I was… - Uno sguardo alla nostra vita

Ho parlato a lungo di Cing nel mio blog su Another Code Recollection, di come quella compagnia mi fosse rimasta particolarmente impressa e della mia speranza che i suoi ex dipendenti potessero tornare a creare nuove storie. La mia speranza è stata realizzata con l’annuncio di Dear me, I was… nello showcase di Arc System Works dello scorso luglio.

Maho Taguchi e Taisuke Kanasaki assieme per proporci un’avventura più particolare del solito: un'avventura grafica senza alcun testo scritto, guidata interamente dalla maestria artistica di Kanasaki. Viene adottato il suo classico approccio al rotoscopio, già usato per titoli come Hotel Dusk. Taguchi, al suo debutto come director, ha descritto il gioco come:

“Una storia per donne adulte, che mira a farvi sentire più positive dopo averlo giocato.”

All’annuncio ero euforico! Ho sempre avuto il sentore che giochi come Another Code, per quanto hanno la loro nicchia che li considera un cult, siano giochi che difficilmente riescono a generare tanto interesse. Temevo che il recente remake fosse stato un altro tentativo terminato in un flop, ma il fatto che abbiamo un nuovo gioco mi spinge a essere molto positivo per il futuro.

Questa volta però abbiamo un progetto che esula dai classici investigativi, un’avventura molto più personale, più d’autore, che è inteso per accompagnarti per una breve durata e lasciarti riflettere dopo averlo terminato. Qualcosa che è più vicino ad un esperienza che si trova nel mercato indie.

Questa premessa può già essere qualcosa che convince pochi. Non ha molto senso dilungarsi su gameplay, in quanto è quasi inesistente. Durante l’intero gioco avremo la possibilità di interagire con determinati oggetti e fare determinate azioni, ma quasi nulla ci metterà davanti a scelte o sfide impattanti, è più come un voltare pagina durante la lettura.

Questo gioco è come dare uno sguardo attraverso le foto della vita di un’altra persona, passando dalla sua infanzia fino alla vecchiaia, ripercorrendo i passi e le scelte che l’hanno portata alla persona che è ora. Se vi lanciate su questo gioco con le aspettative di giocare un nuovo Hotel Dusk, rimarrete delusi.

Dear me, I was…

La nostra protagonista è una donna il cui nome non viene mai rivelato al giocatore, immagino per motivi di immedesimazione. La storia parte dalla sua infanzia insieme ai suoi genitori. Suo padre in particolare è una figura che diventa un importante riferimento per lei in quanto la introduce in quello che diventerà il chiodo portante di tutta la sua vita: l’arte.


La ragazza cresce con la passione per l’arte: le viene introdotta da bambina, sviluppata durante l’adolescenza e conservata fino all’età adulta. L’atto di disegnare viene sempre fatto in prima persona dal giocatore, ed è sempre molto bello vedere i disegni svilupparsi dai piccoli scarabocchi infantili, fino all’arte completa e curata di una persona che l’ha coltivata per tutta la vita.

Non avendo nessun dialogo, il gioco fa tanto affidamento sull’espressività dei suoi personaggi, la quale è resa molto bene dall’arte in acquerello di Kanasaki. I personaggi sono molto espressivi, fino ai dettagli più sottili, e l'utilizzo dei colori riesce a dipingere perfettamente i sentimenti della protagonista e delle persone che la circondano.


Bisogna essere molto attenti durante questo gioco, fare attenzione a qualunque dettaglio che possa essere comunicato in ogni immagine, o azione, che ci viene fatta compiere. Non nego di sentirmi un pò a disagio durante la stesura di questo blog. In una storia così fortemente interpretativa, ho il timore di non essere riuscito a cogliere ogni sfumatura. C’è la possibilità che la mia chiave di lettura possa essere inaccurata, nonostante abbia giocato più volte questo gioco e consultato altre opinioni per confrontare la mia visione.



Gli eventi della protagonista ricalcano un quadro abbastanza ordinario, mi viene da pensare anche qui, per motivi di immedesimazione. L’enfasi più grossa è messa sull’arte e sulle persone nella sua vita che finiscono con l’essere più importanti nell’ambito di questa sua passione, da suo padre che l’ha iniziata e spronata ad esprimersi grazie al disegno, alla sua amica delle superiori con cui ha condiviso anni della sua vita. Queste persone hanno avuto un impatto enorme nel suo futuro, fino al suo ragazzo che è stato importante nel riaccendere una fiamma di passione per l’arte che sembrava da tempo un po’ sopita.

Nella sua vita vi sono anche eventi tristi: dover dire addio a persone care, momenti in cui ci si sente perduti, amicizie e amori che nascono e finiscono. Se posso cercare qualche difetto in questo gioco è forse il fatto che per quanto ordinaria, la vita della protagonista finisce col sembrare un pò troppo perfetta, nonostante i momenti infelici e le incertezze, verso il finale mi è sembrato che ci fossero alcuni salti troppo repentini e momenti inesplorati.


Il gioco ha una durata molto breve, da 40 minuti a un ora, e questo unito al fatto che volesse essere molto aperto all’interpretazione ha finito col lasciare forse più spiragli aperti del necessario. Forse qualche salto temporale in meno e qualche capitolo in più avrebbe aiutato a dare una visione più piena.


Non entrerò maggiormente nei dettagli (esiste la sezione spoiler per questo) ma mi sono ritrovato a pensare spesso all'obiettivo che si era imposta Taguchi con questo gioco e,  secondo me, questo era il messaggio che voleva trasmettere…

Scegli come vivere la tua vita, senza rimpianti.



Specialmente in questo mondo che vuole imporre alle donne particolari ruoli per ogni singolo momento della loro vita, è importante una storia come questa che apertamente dice: tu sei libera di scegliere, sei libera di vivere la tua vita come ritieni più opportuno, di mantenere i rapporti alle tue condizioni.


L’importante è che quando arrivi alla fine di tutto, dopo che hai attraversato quei momenti chiave del tuo passato, e pensi alla persona che sei stata e a quello che sei ora, potrai dire con certezza che ci sei arrivata senza rimpianti. Non importa quanto pensi che la tua vita sia ormai decisa, non è mai troppo tardi per fare una scelta e cambiarla del tutto.


Penso che sia questo ciò che intendeva Taguchi con la sua descrizione del gioco, perché spesso nella vita finiamo inevitabilmente per vivere della pressione sociale, di non essere abbastanza per il mondo, e ci confrontiamo con gli altri come se la loro vita fosse perfetta rispetto alla nostra. 


Ed ecco qua un piccolo gioco che ti dice “No! La tua vita può essere perfetta se è la vita che hai scelto di vivere e non la vita che ti sei sentita imporre da qualcun altro. Sei sempre in tempo per trovare la tua strada, senza sentirti prigioniera delle aspettative altrui”. 


Taguchi ha certamente scritto questa storia con l’intenzione di parlare ad un pubblico di donne, ma questo non significa che siano solo loro a dover ascoltare e fare tesoro del suo messaggio. Se vi sentite persi, guardatevi dentro, trovate il vostro coraggio e cambiate la vostra rotta verso la via che vi farà essere felici.


Riflettendoci, il fatto che molto della sua vita sia rimasto ambiguo, specialmente dopo una determinata scelta del gioco, è voluto per non trasmettere un’idea di quale sia il modo giusto per una persona di vivere. Non c’è una vera risposta per tutti, devi trovarla tu guardandoti dentro e imparando a conoscerti.


Che il focus sia più sul suo passato, sui suoi dubbi, le sue difficoltà, i momenti di crisi è sicuramente importante per sottolineare questo aspetto che non è mai troppo tardi.


In Conclusione

Dear me, I was… è un gioco oggettivamente difficile da consigliare. Giochi del genere vengono sempre definiti come “Esperienze videoludiche”, che sinceramente, sembra al meglio un modo snob per metterli su un piedistallo, e al peggio un modo velato per dire che non sono “veri” videogiochi.


Allo stesso tempo è chiaro che sia pensato solo per delle persone in particolare. Devi essere disposto a immergerti del tutto, concentrato su ogni dettaglio, ragionare sulle tue letture ed interpretazioni ed essere aperto ad un'esperienza che è incentrata sul comunicarti qualcosa, senza necessariamente divertirti col gameplay.


Se siete navigati nel mondo indie e avete apprezzato titoli come: Behind the Frame: The Finest Scenery, When the Past Was Around, What Comes After, To The Moon e Florence… allora penso possiate andare sul sicuro ed apprezzarlo. Per chiunque altro, se quello che ho raccontato lo trovate interessante, potete correre il rischio.


Il gioco purtroppo è esclusivo per Nintendo Switch 2, ma di positivo ha un prezzo decisamente basso, il che penso sia un ottimo incentivo per le persone più indecise. Un vero peccato che sia limitato su Switch 2 perché al di fuori del supporto del mouse joycon, non  sembra esserci nessun altro apparente motivo per cui debba essere limitato alla nuova generazione.


Personalmente l’ho apprezzato molto e penso che ci dovrebbe essere più spazio per questi piccoli progetti d’autore, anche fuori dal mercato indie. Fatemi sapere cosa ne pensate, io nel frattempo resto in trepidante attesa che l’eventuale piccolo successo di questo gioco possa un giorno farci avere un’altra avventura completamente nuova.


Oppure chissà, magari sarà un altro remake, dopotutto in Another Code Recollection un certo detective fa un cameo durante i titoli di coda, quindi non mi sorprenderebbe scoprire che il prossimo nella lista sia un remake di Hotel Dusk.


Prima di passare alla sezione spoiler volevo ringraziare le fonti che più mi hanno aiutato ad affinare questo post: GoodVibesGaming, Nara, GamingBible, Gazettely e la mia amica ed editor Lily.



SEZIONE SPOILER - Procedi a tuo rischio e pericolo

Come ho detto questo gioco è una piccola collezione di momenti quindi parliamo di quelli che mi sono rimasti più impressi di questa piccola avventura. In primis partiamo dal padre, colui che l’ha introdotta a questa grande passione che è l’arte. Purtroppo questo muore il giorno del suo compleanno, e le lascia un regalo: uno sketchbook e un set di pastelli.


Nel video di GoodVibesGaming. la morte del padre l’ho vista indicata come un atto traumatico da cui non si è mai davvero ripresa, sottolineando anche come la ragazza sembra voler fuggire la propria felicità, pensando che ormai non se la merita più in assenza di quella importante figura paterna.


Non c’è dubbio, la perdita di un genitore è un atto che ti segna per la vita, non importa quando succede. Non riesco ad essere concorde sul fatto che l’abbia segnata al punto di allontanarla dal desiderare la sua felicità, penso che venga anzi più sottointeso che il più grande lascito del padre è stato qualcosa che ha finito con l’accompagnarla per tutta la sua vita. Questo per me sottolinea più un'influenza positiva piuttosto che un trauma mai elaborato.


Il momento che più mi ha toccato è stato, quando dopo che lei e sua madre si sono parlate, la bambina ha fatto il suo primo disegno su quello sketchbook: un ritratto sorridente del padre. Per quanto sia solo un piccolo scarabocchio è abbastanza perché sua madre si metta a piangere abbracciata a lei. 



Mi ha fatto di una tenerezza incredibile, ed è un peccato che sua madre sia una figura completamente assente per il resto della sua vita. Compare solamente in altre due occasioni, per consolare la figlia e sul letto di morte, mi sarebbe piaciuto vedere molto di più del loro rapporto, considerando quanto anche lei sia stata una figura altamente positiva nella sua vita.


Il momento in cui recupera il ritratto del padre che aveva fatto da bambina e disegna a fianco il ritratto della madre mi ha stretto un pò il cuore. Quel disegno di bambina è ancora integro e ben conservato dopo così tanto tempo. C’è un’enorme differenza tra i due ritratti, e anche il fatto che stia usando questi due disegni personali come ricordo, anziché le tipiche fotografie, gli dà un tocco più caldo e personale nel ricordare coloro che, ormai, non sono più tra noi.


Sottolinea anche quanto l’arte sia un fattore estremamente importante per la nostra protagonista, il che ci porta benissimo a quel momento in cui ha deciso di abbandonarla.


Durante le superiori la nostra protagonista fa conoscenza di un’altra ragazza appassionata di pittura ed entrambe iniziano a coltivare questa passione insieme. Questo legame si trasforma in fretta in una grande amicizia, portando all’unica scelta in questo gioco che ha un lieve impatto verso il finale, la scelta di una conchiglia che le due ragazze trasformeranno in portachiavi.


Questa amicizia termina all’improvviso quando l’amica le proporrà di partecipare ad un concorso di disegno. La protagonista, a sorpresa dell’amica, rifiuta ed è in quel momento che tra le due comincia a crearsi un divario che diventa permanente il giorno che la protagonista vede esposto, si suppone al concorso, un quadro che la ritrae sulla spiaggia al tramonto.


Quel quadro le causa un’infinita tristezza, scappa dunque dalla sala in cui era esposto, ed una volta tornata a casa la protagonista prende tutti i suoi materiali da disegno, e li chiude in uno scatolone, simbolo che ormai ha chiuso con l’arte. Sua madre capisce quanto sia difficile questa decisione, e la consola con un abbraccio.


Importante come a inizio capitolo la protagonista viene colpita dall’immagine di una donna anziana seduta al parco, da sola in una panchina. La figura a noi compare in bianco e nero, facendo intendere che stia passando un momento di depressione.  



Per me questo capitolo rappresenta il momento più di crisi per la protagonista verso come vede il suo futuro: la signora anziana triste al parco, monito di quello che potrebbe attenderla: la sua esitazione per partecipare al concorso, una paura di esporsi, la sua fuga davanti al quadro della sua amica. Tutto pare confermarle di non essere all’altezza, e così la decisione finale di chiudere questo capitolo.


La prossima volta che vedremo la nostra protagonista sarà nei panni più “ordinari” di un impiegata d’ufficio: tra casa, lavoro, corrispondenza di amiche che parlano principalmente di figli e matrimonio, per poi infine incontrare l’uomo della sua vita.


Fin dai primi momenti che ho visto questa coppia assieme ho percepito che qualcosa non andava, tra loro l’amicizia era genuina e la relazione sincera ma era chiaro che la testa di lei era altrove, incentrata sul passato, su quella sua amica che da tempo aveva perso ma che è ancora una presenza forte nella sua mente. 


La scena in cui lui decide di rifiutare la proposta di matrimonio è uno dei momenti che ho pensato abbia sfruttato a meglio l’interattività, sapevo cosa stava per succedere, era chiaro come il sole, ma dover essere io di persona a chiudere lo scrigno dell’anello di fidanzamento, e questo mi ha lasciato dentro molta tristezza.


Mi è dispiaciuto tantissimo per questo povero ragazzo, di dover essere io in primis a dovergli dare il rifiuto categorico, ma dovrà farsene una ragione perché questo è il momento più di svolta per la nostra protagonista, perchè da qua in poi prenderà nuovamente il totale controllo della sua vita.


Non la vediamo più chiusa in uno sterile ufficio, decide di riaprire quello scatolone da tempo chiuso per tornare a praticare la sua arte, adotta una gatta incinta abbandonata e non ci sono altri uomini o mariti nella sua vita, vive alle sue condizioni com’è giusto che sia. Non penso sia stata nemmeno casuale la scelta di farle adottare dei gatti, visto come la nozione della donna “gattara” è sempre stata usata come negativa.



È stato anche molto bello rivederla riagganciare i rapporti col suo vecchio fidanzato, ormai diventato un fotografo di professione, con mostre dedicate ai suoi lavori. Tra di loro non vi è alcun rancore, solo felicità di rivedersi dopo così tanto tempo. Lui che le chiede un ritratto dopo aver scoperto che ha ripreso a disegnare. Una richiesta che per quanto sia clichè, e conosco artisti che alzeranno subito gli occhi al cielo leggendo questo passaggio, ho trovato comunque molto dolce da parte sua.


Non erano intesi per essere una coppia ma è chiaro che sono molto amici e si vogliono molto bene, solo le loro strade non erano intese per essere legate dal matrimonio ed è giusto così. L’amore per qualcuno non ha bisogno che sia per forza vincolato dal matrimonio, basta esserci per condividere momenti e supportarsi a vicenda. 


Arriviamo quindi al finale in cui la protagonista e la sua amica delle superiori, ormai entrambe anziane, riescono a rivedersi dopo tutto quel tempo. Questo è un momento di tenerezza che ho trovato davvero toccante, perché entrambe non hanno dimenticato l’altra persona. Ho quasi avuto l’impressione che tra loro ci fosse molto di più di una semplice amicizia, ma questo non ci è dato avere conferme.


Questo gioco dura solo 40 minuti, e mi ha dato da pensare molto più di ogni altro gioco per cui avessi mai scritto su questo blog e mi sento come se ancora non sia riuscito totalmente ad estrapolare ogni significato nascosto. Anche cose che sembrano banali come il fatto che ogni capitolo inizia con la protagonista che fa colazione, potrebbero davvero nascondere qualche messaggio… O può essere solo che Kanasaki si era divertito a disegnare molto cibo.


Tra le fonti che ho consultato lo hanno paragonato al riconoscere lo scandire del tempo solo dal cibo che sta mangiando la protagonista, o un rituale di passaggio che ricorda tutte quelle piccole cose che nella vita rimarranno sempre le stesse. A me sono piaciute entrambe come interpretazioni.


Per questo gioco più di ogni altro sono davvero curioso di sentire cosa ne pensate! Cosa ha significato per voi? Quali sono le scene che avete trovato più toccanti? C’è qualcosa che secondo voi mi è sfuggito? La mia interpretazione secondo voi è troppo basilare? Fatevi sentire e non abbiate timore.


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