Devil May Cry - Il gioco che ha definito un genere
Sorpresi? Probabilmente no. Per quelli di voi che non erano al corrente, la storia di Resident Evil 4 è molto lunga e travagliata: prototipi scartati, cambi di direzione e di persone al timone della produzione. Un ciclo di gestazione durato ben 6 anni, quasi un miracolo che sia riuscito ad arrivare in tempo su Playstation 2 e Nintendo Gamecube.
Ma qual è il collegamento tra Resident Evil e Devil May Cry?
L’idea di Kamiya per Resident Evil 4 era focalizzare il gioco più sull’azione, sull’ affrontare i nemici con stile, con un protagonista, Tony, potenziato fisicamente da biotecnologia e uno scenario molto più gotico e meno urbano post-apocalittico.Se tutto questo vi sembra fuori luogo per una serie come Resident Evil, sappiate che CAPCOM ha avuto esattamente lo stesso pensiero. Kamiya e il suo team vennero tirati fuori dal progetto così che potessero continuare a sviluppare la loro idea in totale indipendenza, creando così il primo Devil May Cry.
Uno scenario analogo oggigiorno temo che si risolverebbe con la totale cancellazione del lavoro svolto, e il team buttato in mezzo alla strada. Per fortuna, CAPCOM è stata abbastanza lungimirante da permettere a Kamiya di terminare il suo progetto, dando così vita non solo alla loro saga più iconica della quinta generazione, ma alla creazione del genere ora conosciuto come Character Action.
Ma come sarebbe oggigiorno tornare indietro di 24 anni con un capitolo del genere? È un gioco che regge benissimo il peso degli anni o ha raggiunto il punto in cui ormai sono più visibili i suoi acciacchi? Scopriamolo insieme!
Devil May Cry
Riguardo la Trama
Due millenni fa, vi fu una guerra tra umani e demoni dell’inferno, tra questi demoni uno di loro decise di tradire il suo popolo e schierarsi a difesa degli umani. Quell’uomo era il leggendario cavaliere nero, Sparda. Dopo aver posto fine alla guerra, Sparda decise di rimanere nel mondo degli umani fino al giorno della sua morte.
Sparda sposò una donna umana Eva ed ebbe due figli: Dante e Vergil. Una notte, la famiglia fu attaccata dall'armata demoniaca di Re Mundus, e di tutti loro solamente Dante riuscì a sopravvivere e da allora dedica la sua vita alla caccia dei demoni.
È una nottata noiosa a Devil May Cry, l’ufficio di Dante, quando una donna, alla guida di una moto, decide di irrompere al suo interno e mettere questo famoso cacciatore di demoni alla prova. Soddisfatta della sua abilità di combattente, la donna, chiamata Trish, decide di proporre un lavoro a Dante. Re Mundus è in procinto di arrivare nuovamente nel mondo degli umani, un portale sta per aprirsi all’isola Mallet e per Dante questa è l’occasione perfetta per avere la sua vendetta.
Dante è inizialmente titubante alla richiesta di lavoro ma accetta di seguire Trish nel momento in cui riesce a guardarla bene in viso. Quella donna è identica alla sua defunta madre, Eva. E così i due si mettono in viaggio verso l’isola Mallet.
Per quanto la premessa sia molto buona, mi spiace dire fin da subito che la trama, in questo gioco, sia trattata più come una scusa per portare un uomo in un castello infestato di demoni.
Fin dai primi minuti abbiamo uno spiegone introduttivo e un dialogo tra Trish e Dante, che è pura esposizione al giocatore per mettere bene in chiaro la situazione e ciò che sta per succedere. Una volta giunti al castello la trama raramente riesce ad avanzare o sviluppare su concetti che vengono introdotti.
Trish, ad esempio, è intenzionalmente modellata su Eva, cosicché il suo aspetto possa in qualche modo agire su Dante come una sorta di manipolazione. Ma una volta portato Dante sull’isola il suo ruolo diventa ininfluente fino al penultimo capitolo, dove la sua vera natura di demone viene alla luce.
A suo credito, questa rivelazione porta ad una bella scena tra lei e Dante dove lui è totalmente in preda all’ira per essere stato manipolato, ma allo stesso tempo non riesce a spingersi ad uccidere colei che, per quanto sia solo nell’aspetto, gli ricorda così tanto sua madre. Trish stessa è commossa da questo gesto e finisce con lo schierarsi con lui. Questi sono entrambi bei momenti che avrei voluto vedere crescere lungo il gioco, ma invece sono concentrati tutti nelle ultime due missioni.
Avrei voluto vederla più assieme a Dante durante tutta l’avventura, vederli combattere assieme per sviluppare il loro rapporto, vedere Trish condurre volutamente Dante in una trappola, magari far emergere prima il suo tradimento e costringere Dante a elaborare il fatto che forse sarebbe stato costretto a vivere l’esperienza di uccidere la propria madre con le sue mani.
Nelo Angelo ha avuto una sorte peggiore. È un nemico ricorrente che ci seguirà spesso durante la nostra esplorazione dell’isola Mallet, e la fonte anche delle battaglie più divertenti del gioco, ma a livello di personaggio è un muto automa che ha l’uccisione di Dante come solo obiettivo. L’implicazione che fosse in realtà Vergil, il fratello di Dante creduto morto, è quasi trattata come una postilla che non sembra nemmeno impattare Dante a livello emotivo. Il che è molto strano quando, secondo questo gioco almeno, tra i due fratelli dovrebbe esserci un buon rapporto, Dante dice di aver persino amato suo fratello, come mai quindi non viene neanche scalfito dal vederlo ridotto in quello stato?
A posteriori, forse è proprio questo che ha fornito lo spiraglio per creare quella fantastica dinamica tra Vergil e Dante che diventerà il capostipite della serie in futuro, da quel punto di vista è stata una benedizione nascosta. Vedendolo in una bolla è un punto completamente non sfruttato in una storia di vendetta personale che era florida per darci tantissime scene memorabili.
Esattamente come per la madre, come avrebbe reagito Dante all’idea di uccidere il fratello? C’era magari una speranza di poterlo liberare così che i due potessero combattere assieme? C’era ancora dell’umanità rimasta in Vergil? Si trattava del vero Vergil o era solo un altro costrutto creato da Mundus a sua immagine e somiglianza? Queste e altre domande potevano creare una fantastica storia, ma come ho detto prima, la trama non era il punto focale di questa avventura.
Mundus, è un cattivo che non mi ha lasciato assolutamente nulla. Compare pochissimo nel gioco, le poche volte che succede è solamente tre occhi nel cielo, quindi non lascia una grossa impressione. Non mi ha dato nemmeno quel sentore di “Non vedo l’ora di prenderti a calci!”
Svolge il suo ruolo molto bene come boss finale, ma niente di più oltre alla effettiva battaglia.
La parte su cui ero più curioso era la caratterizzazione di Dante, soprattutto in paragone al personaggio che diventerà nel futuro della serie. Con nessuna sorpresa mi è sembrato il solito Dante: lo smargiasso, estremamente fiducioso in se stesso, subito pronto a scherzare alla prima occasione, ma che prende sempre tutto estremamente sul serio quando si tratta di caccia ai demoni. Avevo spesso sentito dire di come lui fosse più contenuto e meno esagerato in questo gioco, in realtà penso che sia vero solo in parte.
All’inizio Dante è molto rilassato, penso anche come conseguenza di un certo scetticismo nei confronti di Trish. Ma nel momento però in cui Mundus fa la sua comparsa e lo riconosce come colui che ha sterminato la sua famiglia, quel velo di spacconeria svanisce ed è focalizzato completamente sullo scopo di ottenere la sua vendetta.
Avrebbe aiutato anche avere un Mundus molto più manipolativo, che cercava di rompere mentalmente Dante, in modo da essere risucchiato a pieno nella sua sofferenza e conflitto interiore. Secondo me c’era tanto potenziale che per un motivo o per un altro è stato messo da parte.
Sono consapevole che esistono dei romanzi di Devil May Cry che probabilmente espandono sulla trama molto di più e danno un'immagine a tutto tondo di tutte le persone coinvolte negli eventi, ma purtroppo non li ho letti e sinceramente ci tengo a giudicare la trama del gioco per quello che offre all’interno del gioco stesso, e non per quanto possa essere migliorata da materiali aggiuntivi.
La trama è comunque godibile anche senza questi elementi, solo non posso fare a meno di notare queste carenze e come avrebbero potuto migliorare il pacchetto completo. È chiaro come la mente di Kamiya fosse più focalizzata sul regalare al giocatore un'esperienza il cui focus fosse affettare demoni e farlo nel modo più stiloso possibile, quindi… come si difende Devil May Cry da quel punto di vista?
Riguardo il Gameplay
La nostra avventura sarà suddivisa in episodi in cui esploreremo il castello dell’isola Mallet, la mappa è unica per tutto il gioco con alcune aree che saranno accessibili a seconda dell’episodio in cui ci troviamo. Dante avrà a disposizione due armi, le sue fidate pistole Ebony & Ivory e la sua spada Force Edge.
Durante l’esplorazione del castello sarà possibile entrare in possesso di nuove armi come un fucile a pompa, un cannone laser, una spada elettrica chiamata Alastor e dei tirapugni infuocati chiamati Ifrit. Non vi è la possibilità di cambiare le armi rapidamente in battaglia, quindi se necessario dovremo per forza di cose pausare il gioco ed accedere al menù.
Per ciascuna delle armi avremo un solo tasto di attacco, e con le armi da mischia in particolare è importante il ritmo con cui viene premuto. Un tempismo diverso unito anche a una direzione risulterà in diversi attacchi che dovremo concatenare in una lunga combo, questo sarà essenziale se vogliamo eccellere nella meccanica principale di questa serie: Stile.
Stile è una valutazione del tuo operato in battaglia, funziona dinamicamente con la partenza da D fino ad arrivare ad S. Mantenere questo rango è la parte più complicata del gioco, dovremo fare attenzione ad essere sempre all’offensiva, mai ripetere gli stessi attacchi, evitare di farci colpire, mischiare provocazioni quando possibile. Ripetere gli stessi attacchi, ed essere troppo lenti nel mettere pressione ai nemici, farà sì che l’indicatore perda gradi fino a potenzialmente tornare a zero.
Uccidere nemici quando si ha un grado alto aumenta la ricompensa di sfere rosse che otterremo da loro. Il totale di sfere rosse unito al tempo di completamento dell’episodio determinano la nostra valutazione finale, più questa è alta più ulteriori sfere rosse riceverete come ricompensa.
Le sfere rosse sono la principale valuta di questo gioco, che possono essere spese per comprare oggetti o potenziare ulteriormente le armi di Dante, aumentando così il suo arsenale di mosse totale. Tra gli oggetti più importanti troviamo le sfere blu, che aumentano la vita massima di Dante, sfere gialle che fungono da vite extra e infine le sfere viola che aumentano la nostra arma più importante, il Devil Trigger.
Il Devil Trigger, è una meccanica che mi ha trascinato lungo tutto il gioco, si tratta di una trasformazione temporanea che aumenta la nostra velocità di movimento, potenza di attacco, ci consente di recuperare vita e, a seconda dell’arma equipaggiata, può fornire abilità particolari come volare. Dura solo un periodo limitato, ma è anche estremamente facile da ricaricare, basta attaccare i nemici. Tenete conto di una cosa, però. Potremo andare in Devil Trigger solo quando la barra sarà completamente carica, quindi più lunga la trasformazione, più a lungo dovremo attendere per poterla usare di nuovo.
In questo gioco il Devil Trigger l’ho trovato praticamente un salvavita costante. Devil May Cry è abbastanza famoso per essere una serie particolarmente tosta e questo gioco non fa eccezione! Devi imparare a conoscere i nemici, prevedere i loro movimenti e, nel momento in cui vi sono più tipologie di nemici nella stanza, comprendere su quale di essi focalizzarsi prima. Gli sbagli non sono mai eccessivamente punitivi ma è facile perdere di vista la salute e nei momenti più caotici. Avere una trasformazione che non solo mi rendeva più potente, ma anche offriva cure, è stato di grandissimo aiuto.
Questo è un gioco molto breve che è inteso per essere rigiocato a difficoltà sempre più alte e ammetto di non essere abbastanza bravo per dare un'analisi su quanto sia gestito bene lo slancio di difficoltà, ho solamente finito il gioco a normale. Posso però dire che è ancora molto godibile come avventura, nonostante ormai il peso degli anni si sente tantissimo. La modalità difficile si può definire il vero test per questo gioco, in quanto ci sarà più di nemici che saranno a loro volta molto più forti e aggressivi.
Già dalle prime missioni avremo nemici che prima comparivano solo nelle fasi finali, e questo offre una varietà di sfida molto più alta. Avere più nemici diversi nella stessa stanza costringe a pensare molto più attentamente ai tuoi movimenti, ai nemici a cui dare precedenza, a come evitare i loro attacchi e come spostarti tra loro in modo da mantenere lo stile sempre alto.
Quando tutto va al suo posto, e il tuo cervello entra in un momento in cui sei perfettamente assorbito dallo scontro e riesci agilmente a gestire ogni cosa, è di una soddisfazione incredibile. Ammetto che, per me però, è stato molto opprimente, difficilmente riuscivo a mantenere la calma, pian piano i colpi dei nemici si accumulavano e inevitabilmente la mia sconfitta arrivava in fretta.
Mi rendo conto che la sfida di Devil May Cry, così come altri giochi dello stesso genere, per me diventi troppo nel momento in cui si raggiungono le modalità più difficili, ma non è un problema, perchè anche a normale riescono a regalare tante soddisfazioni.
Dante è ancora acerbo a livello di mosse, così come il suo arsenale è limitato: abbiamo molte spade, ma l’unica che ho voluto davvero usare per tutto il gioco è stata Alastor, in quanto è l’unica che permetteva Devil Trigger. Ifrit, il tirapugni, è stata un’arma che ho abbandonato quasi subito, perché non mi piaceva il ritmo: era molto lenta e la sua enfasi sul caricare i colpi prima di attaccare il nemico mi faceva sentire molto legato nei movimenti.
La telecamera a volte è anche un problema, questo capitolo ancora mantiene tanto del DNA di Resident Evil da cui è stato originato, il che porta a molte zone con telecamera fissa che spesso cambia inquadratura durante un combattimento, a volte influendo negativamente sulla battaglia. Una particolare boss fight su una nave è stata la peggiore in assoluto per me, non solo era contro un nemico volante, quindi con la sua dose di problemi, ma affrontato anche in un ambiente molto ristretto e disseminato di piattaforme. È stata una battaglia davvero stressante che sono riuscito a vincere solo abusando Devil Trigger unito alle pistole.
La cosa più curiosa è stato vedere gimmick in questo gioco che non sarebbero più state riproposte in futuro come l’esplorazione sott’acqua in prima persona, che per fortuna è presente solo in pochissimi episodi, e un paio di sezioni shooter molto simili a giochi come Space Harrier. Cose come queste è il motivo per cui mi piace riscoprire le origini di una serie che apprezzo, noto quelle piccole cose su cui hanno sperimentato e, a volte saggiamente, deciso di abbandonare.
La mancanza più grave penso che sia l’assenza di una selezione della missione, una volta completato un livello l’unico modo per tornare indietro sarà caricando un vecchio salvataggio. Prestate soprattutto attenzione, salvate al termine di ogni episodio, altrimenti nel momento in cui morite in una missione e non avete sfere gialle per continuare, sarete riportati al menù principale, e se il vostro ultimo salvataggio è due episodi più indietro, dovrete per forza di cose rifarvi tutto.
Posso perdonare una tale mancanza essendo il primo gioco, ma sembra una svista molto strana in un gioco del genere, dove perfezionare ogni episodio è il concetto base dietro al gameplay.
In Conclusione
Nonostante i problemi il gioco rimane comunque estremamente godibile, soprattutto visto che ormai si porta dietro quasi 25 anni, in un periodo in cui il combattimento action in tre dimensioni era ancora in una fase di perfezionamento. Il più grosso scoglio sarà la vostra adattabilità a tornare indietro dopo essere stati abituati a giochi più moderni della serie.
Dante è molto più legato nei movimenti, le armi sono poche, non ci sono meccaniche come gli stili di combattimento e non vi sono altri personaggi giocabili oltre Dante. Le fondamenta per il futuro ci sono, ma a seconda del giocatore, può essere difficile tornare indietro.
Per questo motivo, mi sento di consigliarlo ai giocatori che sono estremamente curiosi riguardo alla storia dei videogiochi e hanno voglia di riscoprire le origini di una serie che apprezzano. Il gioco è facilissimo da recuperare grazie alla Devil May Cry HD Collection che include i primi 3 giochi ad un prezzo stracciato, specie se scontata.
L’alternativa sarebbe comprarlo singolarmente su Nintendo Switch, il prezzo su quella console però è maggiorato, quindi a meno che non siate particolarmente entusiasti di avere un Devil May Cry portatile, io punterei sulla HD Collection.
È stato bello fare questo viaggio indietro, non avevo mai sperimentato questo capitolo prima d’ora e posso capire come mai Dante abbia fatto una tale impressione. Questo è un gioco che sembrava già avanti coi tempi all’uscita e chissà, magari il suo seguito avrà limato tutti gli spigoli ed offre un'esperienza migliorata sotto ogni punto di vista.
Chissà come si misurerà Devil May Cry 2 una volta messo a fianco del suo predecessore!










Comments
Post a Comment